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26/03/2015 - Categoria: Consigli
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Uno spettro si aggira sul web: il troll. Chi è? Che funzione ha? Come sconfiggerlo?

Lo abbiamo imparato a riconoscere sui nostri social network, sui forum e su tutto il web; si inserisce furtivo nelle nostre discussioni, aspetta il momento giusto per intervenire e… zac, affonda il suo colpo con infallibile efficacia: stiamo parlando del troll, figura molto più reale che mitologica, che ha fatto del disturbare le conversazioni altrui il suo marchio di fabbrica, e della provocazione gratuita la sua inequivocabile firma. Ma chi è veramente il troll? Perché si chiama così? E come fare per neutralizzare il suo potere di disturbo?

Innanzitutto un po’ di storia sul termine: c’è chi sostiene che il nome derivi da un personaggio della mitologia scandinava dalle fattezze antropomorfe e dall’indole malvagia; c’è invece chi tende a far risalire l’origine del nome a una secondaria accezione del verbo inglese to troll che indica una particolare tecnica di pesca con la quale l’amo viene mosso affinché il pesci abbocchi più facilmente.

Oggi, invece, è sempre più comune trovare il termine troll e il relativo verbo trollare su social network e forum, a indicare coloro che intervengono nelle discussioni solamente per creare disturbo, offendere i partecipanti e generare flame, ossia produrre un “messaggio deliberatamente ostile e provocatorio”. (cit. Wikipedia)

Troll sarà quindi chi non può fare a meno di dire la propria su un determinato tema, anche se la sua opinione risulterà totalmente fuori fuoco rispetto all’argomento principale. Troll sarà anche chi cercherà di sostenere con tutte le sue forze una tesi palesemente falsa con lo scopo di irritare gli altri utenti. Ma il troll è anche colui che, pur di attirare l’attenzione su di sé, arriva a quello che per gli appassionati di serie tv e di cinematografia in generale è considerato un vero e proprio crimine: lo spoiler, ossia la rivelazione non richiesta del finale di un film o di un telefilm.

La questione dei troll sta diventando un nodo fondamentale per sempre più imprese al mondo: sono diversi infatti i casi in cui il profilo social di un’azienda è stato letteralmente preso di mira da questi personaggi e altrettanti i casi in cui sono le aziende stesse a pagare dei troll perché pianifichino attacchi mirati nei confronti dei propri concorrenti.

Diverse ricerche e una vasta letteratura psicologica stanno affrontando lo spinosa questione dei troll, delle motivazioni che li spingono ad agire in questo modo e delle possibili soluzioni al problema. Non essendoci un’univoca definizione del termine ed essendo molteplici le modalità in cui egli agisce, però, non è facile trovare un antidoto efficace alle sue provocazioni: quello che tutti suggeriscono è di ignorare il troll, di non cedere alla tentazione di rispondere alle sue provocazioni e di sperare che l’effetto dei suoi interventi svanisca al più presto.

Del resto, parallelamente all’avanzata di questo nuovo personaggio dai caratteri così fumosi, su forum, chat, newsgroup e social network si sta diffondendo sempre più una frase, destinata a diventare vangelo per i social media manager del futuro: don’t feed the troll (in italiano: “non alimentare i troll”). Pena: il perculamento eterno.


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